Edifici più efficienti, attestati più precisi e un sistema sempre più digitale.
È questa la fotografia che emerge dal Rapporto Annuale 2025 dell’ENEA sulla Certificazione Energetica degli Edifici, che conferma un trend positivo nel miglioramento delle prestazioni del patrimonio immobiliare italiano.

I numeri parlano chiaro: le classi F e G scendono di 3 punti percentuali (sotto il 44%), mentre l’EPgl mediano cala a 167,66 kWh/m² anno.
Sono stati oltre 1,2 milioni gli APE validati nel 2024, a conferma di un sistema sempre più strutturato e di dati più solidi per la programmazione nazionale e locale.


Dati più puliti, APE più affidabili

Uno degli aspetti centrali del Rapporto riguarda la qualità crescente degli Attestati di Prestazione Energetica (APE).
Grazie a controlli ex ante e a filtri semantici introdotti nei sistemi regionali, circa il 15% degli attestati iniziali è stato escluso dalle analisi per garantire maggiore omogeneità e coerenza.
Il risultato: una base dati più pulita e affidabile, utile non solo per la Pubblica Amministrazione ma anche per i progettisti, che possono contare su informazioni solide per definire diagnosi, capitolati e monitoraggi post-intervento.


Il miglioramento è diffuso: meno classi basse, più efficienza media

Il calo delle classi energetiche peggiori (F-G) si accompagna a una crescita delle classi intermedie (C-D-E), mentre circa il 20% degli immobili si mantiene nelle classi A4-B.
Si tratta di un progresso “diffuso”, frutto di interventi ordinari – su involucro, impianti e regolazione – che stanno migliorando in modo graduale ma costante l’efficienza energetica del patrimonio edilizio.

Nel settore residenziale si riduce anche la domanda di energia primaria e le emissioni di CO₂, mentre negli edifici non residenziali cala l’EPgl,nren, segnale di un aggiornamento impiantistico e di requisiti minimi più stringenti.


Dove si concentra il miglioramento

Tra gli edifici costruiti dal 2016 al 2024, oltre l’84% rientra nelle classi A4-B.
Un risultato dovuto a norme più severe, progettazione termotecnica evoluta e soluzioni impiantistiche ad alta efficienza.
Anche il patrimonio pubblico si colloca sopra la media, mentre nel residenziale il 22,6% degli immobili certificati raggiunge le classi più alte, confermandolo come ambito chiave per programmi di riqualificazione standardizzati e replicabili.


Direttiva Case Green: verso i Piani 2026

Il quadro delineato dal Rapporto ENEA si inserisce pienamente negli obiettivi della Direttiva Case Green (2024/1275/UE), che prevede Piani di Riqualificazione Energetica entro il 2026.
Gli APE diventeranno la base informativa per costruire una banca dati nazionale interoperabile, alimentando il flusso di informazioni verso l’European Building Stock Observatory (BSO).

L’attestato, quindi, evolve da semplice documento descrittivo a strumento decisionale per mappare il fabbisogno, definire le priorità e verificare l’impatto delle politiche energetiche.


Transizione digitale e interoperabilità: gli strumenti chiave

La trasformazione del sistema passa anche dagli strumenti digitali introdotti o potenziati negli ultimi anni:

  • CEU – Catasto Energetico Unico: integra il dato catastale con SIAPE e CIT per garantire tracciabilità e interoperabilità.

  • PnPE2 – Portale Nazionale Prestazione Energetica: una piattaforma unica (“one-stop shop”) per PA e professionisti, utile a mappare edifici e priorità d’intervento.

  • Passaporto dell’Immobile (BRP/DBL): la “carta d’identità energetica” di ogni edificio, che centralizza dati, stime e indicatori di costo-beneficio.

  • SEPE – Sistema Esperto: un motore di supporto decisionale che simula scenari di riqualificazione e ne valuta impatti energetici ed economici.


Come tradurre i dati in azione

Per i tecnici e le amministrazioni, il Rapporto ENEA suggerisce alcune linee operative:

  • Definire target misurabili, fissando obiettivi di classe e indicatori EPgl coerenti con la Direttiva Case Green.

  • Progettare interventi integrati, che combinino involucro, impianti, VMC e rinnovabili, puntando a due salti di classe ove sostenibile.

  • Utilizzare gli APE come dataset tecnico, per calibrare capitolati, verifiche e monitoraggi.

  • Dare priorità agli edifici costruiti tra il 1946 e il 1990, dove il rapporto tra investimento e riduzione delle emissioni è più vantaggioso.


Conclusione

La traiettoria è chiara: l’Italia si sta muovendo verso un patrimonio edilizio più efficiente, con dati più affidabili, strumenti più digitali e strategie più mirate.
Un percorso che prepara il terreno alla piena attuazione della Direttiva Case Green e alla decarbonizzazione del settore edilizio, in modo trasparente, verificabile e misurabile.