Il Rapporto Cresme delinea uno scenario di profonda transizione. Il futuro si giocherà su produttività, innovazione e competitività

Il settore delle costruzioni italiane si trova davanti a un passaggio storico. Dopo anni caratterizzati da stimoli straordinari come il Superbonus e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), la domanda centrale è: cosa succederà quando questi driver si saranno esauriti? A delineare con precisione lo scenario è il 39° Rapporto Congiunturale e Previsionale 2027-2029 del CRESME, presentato nei giorni scorsi, che fotografa un comparto in trasformazione e in cerca di nuovi equilibri.

Il peso delle costruzioni sull’occupazione e sull’economia

Dal 2019 a oggi, il 31% della crescita complessiva dell’occupazione nazionale è stato generato dal settore delle costruzioni. Un contributo di enorme rilevanza, che ha sostenuto la percezione di stabilità e vitalità dell’economia italiana agli occhi delle agenzie di rating. Questa solida base, però, dovrà fare i conti con il ridimensionamento ormai inevitabile delle misure straordinarie che hanno gonfiato il mercato negli ultimi anni.

Il Rapporto Cresme mette in evidenza come il settore sia entrato in una fase in cui verrà meno la spinta di due motori fondamentali: il PNRR e i Superbonus.

La fine dei grandi stimoli: PNRR e Superbonus

1. Il PNRR verso la scadenza

Tra il 2021 e il 2026, quasi la metà dei 190 miliardi del PNRR era destinata alle costruzioni. Un impulso senza precedenti che, tuttavia, si spegnerà il 31 agosto 2026. Il biennio 2025-2026 sarà l’ultimo periodo in cui la spesa raggiungerà il massimo livello, lasciando dopo questa data un vuoto difficilmente colmabile.
I Fondi strutturali europei 2021-2027 e il Piano Nazionale Complementare potranno ancora fornire risorse, ma la loro dimensione non è paragonabile a quella del PNRR.

2. Il declino del Superbonus

La parabola del Superbonus è stata più rapida e più ripida del previsto.
Gli investimenti sono passati da:

  • 46,3 miliardi di euro nel 2022

  • 41,7 miliardi nel 2023

  • 16,6 miliardi nel 2024

  • una previsione di 6 miliardi nel 2025

Nonostante il crollo di questo strumento, il mercato generale della riqualificazione sembra aver reagito meglio del previsto, mostrando una sorprendente capacità di assorbimento e adattamento.

Crescita economica in rallentamento

Il PNRR aveva l’obiettivo di rilanciare in modo strutturale l’economia. Tuttavia, dopo il boom del 2021-2022, il PIL italiano è tornato a crescere a ritmi simili a quelli degli anni 2000 pre-pandemia. Dal 2024 la spinta agli investimenti si è notevolmente attenuata, rendendo più evidente la necessità di strumenti strutturali per mantenere stabile l’attività del comparto.

Un ulteriore punto critico riguarda la sostenibilità finanziaria delle grandi opere strategiche. I programmi di Governo prevedono investimenti significativi almeno fino al 2028, ma il Rapporto si interroga sulla capacità di garantire i flussi di pagamento senza il supporto del PNRR.

Segnali contrastanti e resilienza del mercato

Il Cresme rileva che il settore ha mostrato una resilienza inattesa dopo l’interruzione del Superbonus, segno che la reazione del mercato a questa fase di transizione non è facilmente prevedibile. Emergono comunque tendenze che meritano attenzione:

Mercato residenziale

Contrariamente alle aspettative, il mercato immobiliare residenziale ha recuperato vigore nel 2024 e ha accelerato ulteriormente nel 2025. A ciò si aggiungono gli incentivi fiscali confermati per il 2026: il 50% sulle prime case e il 36% sulle seconde.

Casa e rigenerazione urbana

Gli ambiti legati alla casa e alla rigenerazione urbana sono destinati a diventare mercati sempre più rilevanti. Attori internazionali mostrano crescente interesse per l’Italia, considerata un’opportunità di investimento. A livello europeo, inoltre, è attesa una nuova spinta sul tema della casa, che potrebbe apportare ulteriori risorse.

Una filiera lunga in fasi diverse del ciclo

Il settore delle costruzioni è caratterizzato da una filiera complessa, con tempi decisionali lunghi e un’elevata inerzia operativa. Per questo motivo, non tutti i comparti si trovano nello stesso punto del ciclo economico:

  • alcune attività raggiungeranno il massimo fatturato tra il 2025 e il 2026

  • altre registrano una contrazione già dal 2023

L’inflazione aggiunge complessità alla lettura dei dati: i valori misurati in moneta corrente possono mostrare una crescita che, in termini reali o in quantità di prodotto, non esiste davvero.

Il nuovo ciclo: produttività, innovazione, competitività

Il Rapporto Cresme sottolinea che la sfida dei prossimi anni sarà costruire un settore più solido e meno dipendente dagli incentivi. La transizione in corso si giocherà su tre leve fondamentali:

  • incremento della produttività

  • innovazione tecnologica e digitale

  • capacità competitiva delle imprese italiane

Su queste direttrici incideranno anche l’introduzione dell’intelligenza artificiale, l’adozione dei processi digitali e lo sviluppo dei moderni metodi costruttivi, destinati a modificare in profondità il modo di progettare e realizzare l’ambiente costruito.

In un contesto dove gli stimoli straordinari si esauriscono, il futuro delle costruzioni dipenderà dalla capacità del settore di ripensarsi, investire sulle proprie competenze e affrontare un ciclo economico che, pur meno brillante, potrà essere più equilibrato e sostenibile.