Preoccupazione da parte dell’Ance sul possibile ricalcolo retroattivo dei prezzi in edilizia al ribasso, introdotto dalla Legge di Bilancio 2025. Durante l’audizione sul Decreto Infrastrutture presso le Commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera, Antonio Ciucci, delegato di presidenza dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, ha evidenziato i rischi legati alla nuova norma.


La norma sul ricalcolo prezzi edilizia

Il riferimento è al comma 532 della Legge 207/2024 (Legge di Bilancio 2025), che:

  • proroga al 31 dicembre 2025 le misure del cosiddetto “Decreto Aiuti” contro il caro materiali (precedentemente in scadenza al 31 dicembre 2024);

  • stabilisce che i prezzari aggiornati possano essere applicati sia in aumento che in diminuzione, rispetto ai prezzi posti a base di gara, al netto dei ribassi d’asta.

L’interpretazione è stata confermata anche da Anac, che ha ribadito la legittimità dell’applicazione dei prezzari in diminuzione.

I timori dell’Ance

Secondo l’Ance, il testo normativo non specifica limiti temporali per l’applicazione delle variazioni al ribasso. Questa ambiguità potrebbe aprire alla retroattività, generando numerose criticità operative:

  • Impossibilità di recupero delle somme nei casi in cui le contabilità dei lavori siano già chiuse;

  • Disparità di trattamento tra appalti già liquidati e quelli ancora in corso;

  • Aumento del contenzioso, a causa di incertezze interpretative.

L’Ance chiede dunque un chiarimento normativo per evitare interpretazioni difformi da parte delle stazioni appaltanti.

Subappalto e qualificazione Soa: altre criticità

Nel corso dell’audizione, l’Ance ha sollevato dubbi anche sulla norma transitoria relativa alla qualificazione Soa.

Il Correttivo al Codice Appalti ha previsto che le imprese possano qualificarsi solo per i lavori svolti direttamente, escludendo quelli eseguiti tramite subappalto.

Ciucci ha ribadito il disappunto dell’Ance per una misura che non valorizza il ruolo gestionale e di coordinamento dell’appaltatore. Ha tuttavia riconosciuto come positivo il fatto che il Decreto Infrastrutture abbia chiarito che la norma non si applica ai contratti in corso, ma solo a quelli banditi dopo il 31 gennaio 2024.

Secondo l’Ance, rimane comunque la necessità di interventi strutturali per tutelare imprese e investimenti.